Il caso Deloitte

Così il Device-as-a-Service risolve il rompicapo della crescita, del turnover e anche dello shortage».
La scommessa, vinta, di Deloitte ed Elmec Informatica.

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Device-as-a-Service: PC, smartphone e tablet che perdono i connotati fisici e diventano servizi da attivare, integrare e d’avere tra le mani quando serve grazie al supporto di un partner di valore e, soprattutto, affidabile. Fin qui la prosa e la cronaca che più o meno tutti conoscono ma, come spesso accade, c’è di più e ci sono necessità, contemporanee, figlie di questi tempi complessi che vanno oltre la “semplice” convenienza di abbandonare i modelli di acquisto tradizionali in favore di esperienze di utilizzo.

Ci sono realtà di business che crescono in maniera spesso violenta, forte, solida, hanno turnover importanti e soprattutto una multidisciplinarietà estrema. Una varietà che, in tempi di emergenza sanitaria, ha conosciuto accelerazioni e complessità doppie con l’inevitabile corsa verso il lavoro da remoto. Per finire, c’è l’ormai endemico problema dello shortage di prodotti, tecnologie e componenti elettronici che sta mettendo un freno alla ripartenza di molte imprese.

Sfide ardue dunque, complesse, che una realtà come Elmec Informatica ha però affrontato e vinto grazie alla sua idea di Device-as-a-Service e a una collaborazione di eccellenza con una realtà come Deloitte. Una collaborazione storica e su più fronti quella tra queste due realtà diverse tra loro, ma simili nell’affrontare, trattare e vivere la trasformazione digitale. Una collaborazione che proprio grazie alla rivoluzione Device-as-a-Service ha conosciuto una nuova pagina record di cui ci parleranno due manager chiave del progetto: Rosario Fondacaro, Chief Information Officer di Deloitte Centro Mediterraneo e Daniele Zavattoni, Digital Workplace Manager di Elmec Informatica.

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Rosario Fondacaro, CIO Deloitte

Innovazione, collaborazione, storia: il DNA di Elmec e Deloitte

Come sempre, vale la pena andare con ordine e conoscere più da vicino i protagonisti di questa storia destinata a fare scuola proprio per la sua estrema affinità con le esigenze di centinaia di realtà imprenditoriali del nostro paese. «Deloitte – racconta Fondacaro - ha oltre cento anni di storia sul mercato ed è una delle società più importanti nel mondo dei servizi professionali per le imprese. Il nostro network è composto da circa 8.000 professionisti che provengono dai settori più diversi e - richiedendo un numero sempre maggiore di competenze - determinano quello che riconosciamo essere il nostro punto di forza: la multidisciplinarietà. Dalla revisione contabile, alla consulenza legale e finanziaria, fino al digitale. In un panorama così vasto e complesso, il digitale è un elemento decisivo perché da una parte consolida la visibilità dei brand e dall’altra ne garantisce l’operatività grazie a servizi come la cyber security. In un mercato che vive il paradigma “Digital First”, la tecnologia diventa abilitante e l’upgrade la norma. Noi - come anche Elmec – abbiamo il compito fondamentale di apportare tutto il nostro know how nei progetti che sviluppiamo per permettere ai nostri clienti di innovarsi e competere all’interno di un oceano sempre più affollato». Diverse, ma simili nel mettere al centro di ogni strategia di business proprio il digitale. Una centralità che Deloitte ha potuto esaltare grazie al supporto di Elmec. «Quando ci si trova a dialogare con realtà così complesse ed estese – racconta Zavattoni - la necessità primaria è quella di trovare un partner che abbia la capacità di ascoltare ogni singola componente aziendale, inclusi tutti coloro che parlano sotto voce e svolgono le funzioni minori, ma ne sono il cuore pulsante con la loro capacità di portare a compimento ogni flusso operativo. Sono convinto che trovare un partner che conosca tutte quelle piccole dinamiche interne che influenzano le performance delle aziende e che sappia come intervenire, sia la vera chiave di volta».

Multidisciplinarietà e real time: la strada che ha portato Deloitte verso il servizio Device-as-a-Service

Vediamo dunque come e perché Deloitte ha deciso di abbracciare l’idea di device come “servizio” proposta da Elmec. «La multidisciplinarietà del nostro business fa sì che tutti i servizi digitali debbano essere fruibili ovunque e in real time. Ciò significa che i nostri professionisti – racconta Fondacaro – possono utilizzare tutti i dispositivi appartenenti alla loro dotazione informatica individuale, come ad esempio lo smartphone o il laptop, sempre al meglio delle loro prestazioni, sia che si trovino a casa, in ufficio o in trasferta. Quindi, la complessità più grande è certamente quella di far funzionare tutto in maniera efficace, garantendo al contempo una continuità di servizio fondamentale per un’azienda come Deloitte».

Di fronte a una sfida così complessa, la decisione di collaborare con Elmec

“Tutto è nato dalla sinergia che Elmec Informatica ha con i più importanti vendor di settoreracconta Zavattoni – gli stessi vendor che erano stati invitati a partecipare alla gara indetta per il refresh tecnologico delle postazioni lavoro. Elmec ha scelto di fare un passo in più: insieme a Deloitte e in modalità prettamente consulenziale, ha definito quelle che erano le reali esigenze dell’azienda oltre al semplice capitolato e quale fosse la strategia migliore per avviare un percorso di collaborazione. Abbiamo quindi lavorato ad una soluzione che potesse inserirsi all’interno di una realtà altamente strutturata e con un elevato numero di asset da gestire. Superati gli aspetti tecnologici, la sfida più grande è stata quella del Project Management - per una programmazione che tenesse conto del rollout dei dispositivi, del turnover delle risorse e delle procedure amministrative e finanziarie”.

«Per farvi un esempio – riprende e conferma FondacaroDeloitte ha una crescita annua del 10-15% che equivale a 1.000 persone in più che lavorano con noi. Questo significa nuovi progetti, nuovi eventi e quindi nuovi servizi. Un’evoluzione che ci ha spinto a rivolgerci a una galassia di fornitori specializzati - anche in ambito IT – per garantire l’agilità necessaria per rispondere a un mercato in continuo fermento. Una decisione che ci ha permesso di intercettare partner con la giusta esperienza e in grado di gestire progetti complessi sia in termini di tecnologia, che di gestione amministrativa. Basti immaginare lo sforzo che sta attorno al ciclo di vita di un asset tra procurement, installazione, configurazione e dismissione. La nostra scelta è stata fatta proprio e soprattutto, ragionando su queste caratteristiche per noi essenziali».

La scelta di un cambio di passo

Elmec accelera dunque sul “come”, scommettendo proprio sul Device-as-a-Service.
“Dopo aver ascoltato, capito, identificato le complessità sia nell’ambito procurement, che in quello di gestione tecnica degli asset – racconta Zavattoni - abbiamo pensato che la nostra proposta Device-as-a-Service fosse la più adatta: flessibile, interlocutore unico, scalabilità, struttura tecnico-commerciale con cinquant’anni di storia alle spalle e rapporti con i migliori vendor del mercato. Mettendo in campo le nostre risorse, insieme a Deloitte, abbiamo costruito un servizio a 360° basato prima di tutto sull’operatività quotidiana, così da ottimizzare l’effort delle figure interne a Deloitte. Abbiamo quindi delocalizzato il servizio portandolo in Elmec, un passo che ha permesso di automatizzare e semplificare molti processi come l’on-boarding delle nuove risorse e l’opening della postazione di lavoro. Il Device-as-a-Service si è rivelata soluzione anche in questo caso per la sua capacità di adattarsi alle esigenze del cliente e di evolvere insieme a lui».

Device-as-a-Service, la risposta vincente al problema “shortage”

«L’offerta Device-as-a-Service – spiega Fondacaro - per noi era molto vantaggiosa perché di fatto semplificava tutte le pratiche e le procedure interne, ad esempio, il reperimento dei dispositivi. Avevamo il problema dello shortage dei dispositivi elettronici ed Elmec ci ha garantito la disponibilità dei device che volevamo grazie ai rapporti che ha con le case produttrici. L’altro aspetto che abbiamo valutato era l’erogazione del servizio stesso, quindi la presenza all’interno del Campus Tecnologico di Elmec di magazzini attrezzati, di laboratori di staging e della logistica per un flusso produttivo costante. Tutto questo ci ha fatto intravedere l’opportunità di poter avere un unico partner di riferimento. Noi di fatto ci volevamo occupare soltanto di stabilire degli standard, della pianificazione dei fabbisogni e poi di seguire il ciclo di vita dei device occupandoci della Governance. Elmec si è dimostrato il partner in assoluto più affidabile».

Device-as-a-Service come carta vincente per gestire la sfida della sostenibilità

Complessità, esigenze stringenti, shortage. In un simile scenario, è entrato in gioco anche un tema sempre più strategico e vitale: la sostenibilità sia per quanto riguarda le certificazioni dei vendor chiamati in causa, che del ciclo di vita di un numero così alto di device, che per Deloitte si attesta intorno alle 8.000 unità.

«Abbiamo citato appunto i vendor nella nostra visione di partnership – spiega Zavattoni - dove i migliori scelgono i migliori da sempre. Essere i migliori nella nostra visione vuol dire essere molto attenti alla sostenibilità. Da sempre cerchiamo e puntiamo su una condivisione di valori che trova riscontro in progetti che sviluppiamo in ambito infrastrutturale, ma anche nel servizio di Device-as-a-Service. Questo è sicuramente un elemento differenziante. Scegliamo partner con certificazioni green e mettiamo sul campo anche attività tangibili partendo proprio dai device. L’utente finale, una volta aperto il packaging, troverà sempre un welcome kit che racconta il percorso sostenibile del prodotto che ha tra le mani e che andrà a utilizzare per i successivi 2, 3, 4, 5 anni, la durata dei nostri contratti di noleggio operativo. Infine, noi stessi abbiamo voluto investire su questo fronte e da poco abbiamo ottenuto la Silver Medal della certificazione EcoVadis, la piattaforma collaborativa che permette alle aziende di monitorare le performance di sostenibilità dei loro fornitori in 200 settori e in 160 paesi nel mondo».

Una scelta di campo precisa che trova in Deloitte un caso di eccellente collaborazione, anche e soprattutto, dal punto di vista della sostenibilità.

«Deloitte ormai da qualche anno – spiega Fondacaro - è impegnata sul tema della sostenibilità tanto da aver lanciato il programma WorldClimate con l’obiettivo di azzerare l’impatto ambientale delle nostre attività entro il 2030. Tutta la nostra flotta di auto aziendali è ormai composta esclusivamente da macchine ibride, abbiamo rinnovato il parco stampanti riducendone l’utilizzo del 50% e utilizzando soltanto carta riciclata. Ma c’è di più, nel ciclo di vita dei device perseguiamo una politica “Zero Waste”: quando acquistiamo o noleggiamo un dispositivo dobbiamo sempre prevederne decommissioning e le uniche due opzioni che consideriamo sono il riuso o il riciclo, non è previsto ad esempio il conferimento in discarica. Anche per questo, i fornitori che fanno parte del ciclo di vita di questi device devono garantirci la sostenibilità dei servizi che ci propongono. In questo modo noi riusciamo ad essere responsabili del processo completo e garantire un impatto “zero” o comunque una sensibile riduzione dell’impatto. Elmec da questo punto di vista ci ha dato massima trasparenza di quelle che sono le sue procedure e la sintonia in termini di policy e obiettivi per i prossimi 5 anni è stata subito ottima».

Partnership vuol dire condivisione di opportunità, rischi, esperienze e talenti

«Una delle esperienze più importanti della partnership con Elmec - conclude Fondacaro - è la consapevolezza che quando si esternalizza il servizio, non è soltanto il rapporto cliente fornitore che conta, ma è la condivisione dei rischi, delle opportunità e delle esperienze che rendono la partnership solida e duratura. La lezione che ho imparato è che quando ti rivolgi ad un partner che ha delle competenze specialistiche e condivide i tuoi valori, hai anche l’occasione di migliorare moltissimo apprendendo ascoltando. Nel nostro caso hanno incrociato la loro strada due eccellenze organizzativo/tecnologiche perfettamente complementari, il successo è stata la conseguenza più naturale».

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